venerdì 15 ottobre 2010

Genova, cronaca di uno stupro politico - sindacale

GIOVEDÌ 14 OTTOBRE 2010

Genova: cronaca di un stupro politico/sindacale

Mentre postiamo, a Genova i sindacati confederali locali, Cgil Cisl e Uil, hanno firmato presso Confindustria, luogo singolare per una istituzione pubblica, un accordo sulla introduzione dei contratti di solidarietà presso il teatro Carlo Felice.
Ci scusiamo delle parole forti utilizzate nel titolo, e che non sono dell'autore della mail che vi vogliamo girare poichè da sola è sufficientemente ed efficaciemente esplicativa della amara realtà....

Di Paolo Cutolo del teatro Massimo di Palermo:

Ieri a Genova si è tenuta una manifestazione contro il piano di attuazione dei contratti di solidarietà. Non si sa bene con esattezza quest'altro mostro gius-lavoristico quali e quante teste abbia. Si sa solo contro chi si accanisce, i soliti...

Riassuntino delle puntate precedenti:

Carlo Felice con debito conclamato.

Debito significa, questo lo sanno tutti, che si è speso più di quanto si poteva, oppure che le entrate programmate sono andate disattese.
La colpa di chi è?
In genere di chi ha la gestione ed il controllo del borsellino.
Una roba che capita, penso, in ogni famiglia.

Ma a chi si chiede il conto?

Ai soliti.

Insomma io spendo più dello stipendio, poi chiedo alla mia famiglia, ignara, immani sacrifici, troppo bello!
E' quanto è succeso a Genova, ma la vicenda ha aspetti torbidi. Pare che i lavoratori volessero offrire in sacrificio parte delle loro retribuzioni, ma in maniera vigilata, controllata e temporanea, il tempo necessario per uscire dal tunnel, un tunnel nemmeno tanto buio e tanto lungo. Infatti la situazione palermitana, venuta alla luce nel 2003, era ed è estremamente più grave. Sapemmo fare la nostra parte, rinunziando a pezzi di salario, operazione che si è poi perfezionata nel 2006, con ulteriori rinunce. La riduzione del costo del lavoro ha permesso all'amministrazione (non Cognata, ndr), di presentarsi al sistema creditizio con nuove credenziali potendo adottare una soluzione finanziaria, come è noto abbiamo stipulato un mutuo di 25 anni, per soddisfare il credito di BPL.

A Genova la situazione non era così catastrofica, eppure si è scelta una soluzione molto più radicale, inoltre contrariamente a quanto si è detto, lo strumento del "contratto di solidarietà", che era stato presentato inizialmente come una misura straordinaria per Genova, si scopre adesso che invece è applicabile all'intero sistema delle Fondazioni. E con il taglio el FUS, già programmato per il 2011, c'è d credeci che altri teatri seguiranno l'esempio genovese.

Il "metodo" ALITALIA (ma anche FIAT Pomigliano), che pare abbia funzionato benissimo per Colannino e Marchionne, ormai imperversa anche da noi: o ti cali le brache e ti ungi per bene, o chiudo i battenti! E c'è da giurarci che un capo-bastone pronto a dire che si è scelto il "male minore" o che si è scampato il "pericolo chiusura" lo si trova sempre, a qualunque prezzo sul mercato del sindacalista venduto...

Il nuovissimo ricattino aziendale del terzo millennio, coi padroni (e gli amministratori che si comportano come tali) sempre più ricchi ed arroganti, e la gente "normale" che rincorre la fine del mese.

Preferisco sorvolare su tutte le questioni di maggiore o minore rappresentanza, perchè pare che il blitz sia stato effettuato perfino all'insaputa dei quadri intermedi (sarà pure un loro problema se vengono ignorati dai loro capi salvo essere richiamati ai loro doveri per per mobilitare la "base"? E se la base se ne fotte, sarà pure un problema di tutti?); dico "pare", perchè ormai non mi fido abbastanza di alcuno.

Ma l'accento sulle manovre suicide del "sindacato" occorre evidenziarlo.

Insomma non bastano gli strumenti che hanno a disposizione i sovry per strizzarci i c...ni, gliene offriamo un altro, fresco fresco, senza chiederne uno analogo in cambio ed in antitesi. Eppoi stiamo lì a fare spallucce quando ci rendiamo conto di essere disarmati ed impotenti per arginare i soprusi che quotidianamente si consumano dentro le Fondazioni. E stiamo anche lì a chiederci il perchè della disaffezione dei lavoratori verso il sindacato; e stiamo lì a chiederci come mai i lavoratori snobbino e disertino le assemblee perchè stanchi di sentire e vedere gente poco autorevole ed inaffidabile, che chiacchiera, chiacchiera; e stiamo lì a chiederci perchè c'è rassegnazione e senso di abbandono.

C'è sempre un perchè, sempre...

Tornando alla cronaca della giornata di ieri, da Palermo è partito un nostro delegato per rappresentare Palermo, due giorni e due notti fuori casa.
Ma chi ha rappresentato e non, di Palermo?
Certamente ha rappresentato tutti gli iscritti Fials , giacchè era bandiera-munito, ma chi non ha rappresentato?

Tutti gli altri!
Che vengono lasciati volontoriamente o per inaudita negligenza, nella più totale disinformazione.

Cgil, cisl e uil, che fino a poco tempo fa urlavano contro la legge di riforma e mobilitavano i lavoratori in una battaglia epocale, li ritroviamo a Roma a concordare (forse senza leggere), per introdurre furtivamente un nuovo strumento che rende sempre più potenti i sovrintendenti, e nessuno dice e sa niente...

Una roba analoga la si potrebbe dire, penso, di ogni territorio del Paese.

Le conclusioni e/o l'analisi la lascio a voi tutti. Mi limito a pubblicare il testo di un a mail di un genovese che ha ringraziato "qualcuno", sappiate comprendere voi se siete o meno destinatari di questo ringraziamento…

"...E' stato davvero molto bello marciare in corteo con voi oggi, insieme a
tanti colleghi e amici che non vedevo da tanto tempo. Domani sarà una
giornata molto importante non solo per voi ma per tutti noi che facciamo
questo lavoro. Infatti se dovesse passare la proposta dei contratti di
solidarietà il Carlo Felice sarebbe solo l'apri-pista per tutti gli altri
teatri, disgregando il nostro contratto e rendendoci precari a vita. Io da
precario so bene cosa significa essere pagato solo nei giorni in cui lavoro,
senza alcuna tutela sindacale, per cui vi esorto a non accettare la strada
dei contratti di solidarietà. La minaccia di liquidazione del teatro
spaventerebbe chiunque ma la sua attuazione è tutt'altro che semplice e
immediata. Ritengo che se ci vogliono uccidere insieme al mondo che
rappresentiamo debbano almeno fare lo sforzo di spararci loro invece di
chiederci di suicidarci da soli.
In ogni caso difendete il vostro posto di lavoro, almeno vi distinguerete da
chi oggi ha preferito non manifestare confidando in sigle rappresentative
solo di se stesse e non certo dei lavoratori.
Un abbraccio N.S.